N. 14 del 1/10/1998



Storia degli standard V.xx


C'era una volta il V.21, con i suoi 300 bps e nessuna correzione degli errori. Erano i tempi di modem grossi e costosi, ma si parla di circa 12 anni fa. I primi modelli non avevano nemmeno un'interfaccia di comando, arrivata solo più tardi grazie all'americana Hayes che ha inventato lo standard dei codici At.

Dopo il V.21 è arrivato il V.22 da 1.200 bps, seguito a breve dal V.22bis da 2.400 baud con cui sembrava davvero di volare; e c'era anche la correzione degli errori! Nel frattempo veniva ratificato il V.23 stranissimo protocollo nato per il Videotel: si riceveva a 1.200 ma si trasmetteva a 75 bps. In Inghilterra e in Francia fu un successo, da noi funzionarono solo le messaggerie erotiche, ma fortunatamente per poco tempo.

Il V.22bis durò a lungo e non fu nemmeno scalzato dal V.32 da 9.600 bps che non fece in tempo ad affermarsi perché fu subito superato dal V.32bis che, con i suoi 14.400 bps traghettò la telematica e le piccole banche dati amatoriali verso un successo fino ad allora inimmaginabile; era iniziata l'era delle Bbs (Bullettin Board System) e della rete Fidonet.

Il V.34 consacrò l'avvento di Internet, che con le pagine Web sempre più ricche di contenuti multimediali aveva bisogno di velocità sempre maggiori. Così i 28.800 bps della versione iniziale del V.34 furono ampliati ai 33.600 della versione più recente, arrivando così al limite fisico delle linee telefoniche analogiche.

Oggi, grazie all'ammodernamento dell'infrastruttura telefonica con lunghi tratti convertiti in tecnologia digitale, e grazie al protocollo V.90, la velocità massima in ricezione da Internet è salita fino a 56 Kbps, mentre in ricezione rimane di 33.600 bps



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